Il nucleare in Francia: un settore attivo dal secondo dopoguerra
Lo sviluppo del nucleare civile iniziò subito dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Francia iniziò la sua ricostruzione, dal 1944 al 1955. Fu però solo nel 1974-1975, con il piano Messmer, che la Francia si dotò di 13 centrali nucleari. Questa riforma avvenne nel contesto del primo shock petrolifero per dare al Paese la possibilità di liberarsi dalla dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Si trattò di un vero e proprio successo industriale perché il costo dell’energia diminuì e di conseguenza la popolazione accettò favorevolmente il passaggio al nucleare senza porsi troppe domande circa i potenziali rischi per la salute e per l’ambiente.
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​Il passaggio all’energia nucleare fu direttamente imposto dal governo della V Repubblica, il che costituì il fondamento della lotta degli antinuclearisti, che si opposero al nucleare inizialmente perché la sua implementazione era stata decisa in modo non democratico.
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​In seguito all’incidente di Chernobyl del 1986, l’opinione pubblica globale sul nucleare iniziò a cambiare, ma l’industria nucleare francese si difese sottolineando che l’incidente fosse avvenuto nell’Unione Sovietica, dove le misure di sicurezza non erano di qualità.
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​Successivamente, con l’incidente di Fukushima del 2011, l’opinione pubblica internazionale sul nucleare cambiò in modo drastico, impattando negativamente lo sviluppo del settore, perché il Giappone era, al contrario dell’Ucraina, un Paese sviluppato sotto il punto di vista tecnologico e considerato efficiente in termini di sicurezza.
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​Durante le elezioni presidenziali del 2012, il nucleare divenne un tema centrale: François Hollande, eletto presidente, strinse un accordo con il partito ecologista per orientare la Francia verso l’abbandono del nucleare in cambio di sostegno politico. Ridusse, quindi, il finanziamento dell’industria nucleare e dispose la chiusura della più vecchia centrale francese, quella di Fessenheim, in Alsazia. Quest’opera venne però portata a termine da Emmanuel Macron nel 2020, quando anche il secondo ed ultimo reattore della centrale venne chiuso.
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​Nel 2022 Macron ha rilanciato il settore nucleare, annunciando nel suo discorso tenuto a Belfort la decisione di prolungare la durata di vita di tutti gli impianti nucleari per i quali ciò fosse possibile e di dare il via alla costruzione di nuovi reattori. Ciò per far fronte alla crisi economica causata principalmente dalla pandemia di Covid-19 e in seguito anche dalla guerra in Ucraina.
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​Nel gennaio 2024, la bozza della legge sulla sovranità energetica ha confermato il piano lanciato dal presidente nel 2022: l'obiettivo é avviare la costruzione di 6 reattori EPR entro il 2026 e poi di altri 8 negli anni successivi.
Tuttavia, ancora oggi vi sono problemi legati alla mancanza di figure competenti, soprattutto fisici nucleari, e di finanziamenti da parte dello Stato.
